“Il potere dei segni” si intitola un articolo apparso poco tempo fa su “Repubblica”. E come non poteva affascinarmi, visto che si parla di segni scritti?
Nel concreto, si annunciava l’apertura di una “Officina della scrittura” voluta dal signore delle penne: Cesare Verona, presidente di Aurora Penne, appassionato collezionista di tutto ciò che è collegato al “segno dell’uomo”.
Mi commuove che nella brochure sia indicata la scrittura come “esperienza emozionale e concreta”: già, perché questo, il segno scritto, comporta. Forse – per tornare al titolo dell’articolo – ‘potere’ in quanto ricchezza da spendere, no. Ma potere in quanto capacità di trasmettere la ricchezza emozionale, il segno scritto con la penna (magari l’Aurora, eccellenza delle eccellenze italiane) altroché se lo fa.
E’ bello, appagante, costatare che anche in chi studioso del segno grafico non è (ma uomo di grande sensibilità, evidentemente, sì) si affermi la consapevolezza che non bisogna dimenticare di conoscere e “studiare discipline che mantengono il loro fascino e la loro importanza anche in un’epoca digitale e tecnologizzata come quella attuale”. Tra loro, viene esplicitato, la grafologia.
Anna Rita Guaitoli