E va bene anche il solito termine inglese se suscita speranza.
La sostanza è antica: scrivere a mano. Da tempo indica la ricerca con cui dare particolare forma agli elementi della composizione, siano lettere, numeri, punteggiatura: una ricerca quasi artistica nel combinare testo, forma delle lettere, colore, composizione, usata nella pubblicità e nei fumetti, magari solo per commentare una immagine. Libri, blog, tutorial, impazzano.
La novità, dunque, è che potrebbe dare una spinta a diversa comunicazione tra due persone: sembra ora, quell’inglesismo, indicare una nuova voglia di scrivere a mano abbandonando gli impersonali SMS. Si intensificano, collegandosi ad esso, i corsi di calligrafia.
Non sarà il mio inesausto e inesauribile desiderio di vedere il lato buono delle cose a farmi attivare il passaggio di senso prima annunciato? Stiamo ai fatti: il passaggio dal disegno della lettera all’attenzione alle lettere, è comunque il riconoscimento del valore della scrittura a mano, là dove si percepisce una “sensazione di calore”. Così si esprime, in una intervista, Simone Cannolicchio, del lettering artista ed esperto, sottolineando che si comincia ad avvertire l’esigenza di “piccole imperfezioni, segni delle sfumature, dimensioni non perfette”: tutto ciò, ancora afferma, rende “il lavoro caldo” con la possibilità di ritrovare sensazioni positive. E, appunto, permette una personalizzazione dello scritto.
Per la verità molti non sanno (ma voi che mi leggete, sì, lo sapete) che al di là di svolazzi e chiaroscuri ricercati la grafia è sempre originale: nel senso che è di quell’individuo specifico. Quel lui/lei che viene subito riconosciuto dall’amico/a, dall’innamorato/a, non appena si sia ricevuta (??!) una cartolina, una lettera.
Per il momento, accontentiamoci del prolificare dei corsi di lettering e calligrafia.
Anna Rita Guaitoli