Nel senso che rimane in silenzio durante l’omelia, e in una data importante: venerdì 17 marzo, in piena Quaresima. Il sito vaticanista della Stampa sottolinea che Francesco è stato in silenzio volutamente “in un momento di tanti e continui rumori”.
Perchè solo nel silenzio di può trovare la verità.
Perché il rumore che ci attornia sta uccidendo i pochi neuroni rimasti attivi nei confronti dell’empatica relazione con gli altri.
Perché il silenzio fa paura.
Lo prova lo studio pubblicato su Science circa due anni fa in cui si riportano i risultati di 11 studi delle maggiori università americane: in particolare, quello della Università della Virginia attesta come dei 700 partecipanti, di età dall’ampio spettro (18-77 anni), la maggior parte ha trovato estremamente spiacevole stare da soli in una stanza per 6-15 minuti al massimo (!). Il 64% delle donne e il 15% degli uomini hanno preferito addirittura sottoporsi a una sessione di elettro shock, piuttosto che restare in compagnia dei propri pensieri (!!).
Bene: senza certo volermi mettere in rapporto con Papa Francesco (della sua grandezza, ne sono certa, la Storia prenderà atto) né con i professoroni della Virginia, nel titolo del mio primo libro sullo studio del segno grafico, indicavo nel titolo (Ascoltare il segno. Per un dialogo silenzioso con la scrittura dell’adolescente, Borla, 1999) come occorresse attivare un dialogo silenzioso con questi adolescenti troppo coinvolti nel rumore e troppo incapaci di trovare le parole per dire delle emozioni che pure provano, delle paure che pure avvertono.
“In un atteggiamento di silenzio l’anima trova il percorso in una luce più chiara…”. Gandhi è sempre fonte giusta per una citazione che sia spunto di riflessione.
Anna Rita Guaitoli