Ho un’amica che insegue le parole che le vengono incontro. Scrive poi le successive riflessioni mettendole in relazione con immagini della natura che solo un occhio sensibile sa cogliere. In questi caldi caldi, difficili, mesi estivi ho goduto della sua sensibilità immaginativa, e ho trovato la spinta per recuperare il valore dell’attesa. Difficile farlo quando si subiscono dolori: domina la paura del dopo. Quasi impossibile da accettare per molti (ahimè, soprattutto per chi cresce) oggi, nell’epoca del “tutto-subito”.
Il valore etimologico spesso apre scenari diversi. “Ad-tendere” indica un tendere a, un aspirare: azioni che hanno implicito il rinnovarsi del desiderio. Ovviamente, Emily Dickinson lo sapeva dire, e come: Marzo: mese di attesa. / Le cose che ignoriamo /E le persone che aspettiamo/ Sono in cammino…
Del resto, ecco: un moscerino “deciso ad esplorare la pagina” in cui Isa stava scrivendo si è fermato sul bordo, in basso …. “È tempo di voltare pagina.” La sosta, l’inizio di altro. L’attesa.
Moscerino posato sulla pagina
D’accordo: non è facile. Occorre avere avuto la capacità (e la calma) di recuperare un tempo – non tempo; di accettare la sosta; di trovarsi pronti.
“Guardo delle formiche che hanno ammassato semi vicino all’entrata del loro nido: loro sanno quando è tempo di fare delle cose”.
Buon inizio (finito il caldo).
E grazie a Isabella Zucchi.
Anna Rita Guaitoli