E sì, sono carine le nuove faccine.
Ed è simpatico usarle, così a rafforzare il messaggio.
Ma i canali della comunicazione, come sa chi di comunicazione si intende, non si riducono a quello iconico, o verbale. C’è il canale sonoro, ma soprattutto, quello tattile, gestuale, prossemico. Canali che per essere attivati hanno bisogno della presenza. Fisica. Bisogna stare davanti agli occhi che sfuggono, al viso che si imporpora, alle mani che tremano, al sorriso che si apre dolce.
E bisogna vedere la parola scritta: vedere il colore del tratto, la fermezza del gesto, come la parola si allarga sul foglio, come oscillano i suoi assi…: anche questa è relazione.
Con le “faccine”, magari anche coadiuvate dalle parole, si possono comunicare delle emozioni vaghe, legate al singolo momento, a stati d’animo fluttuanti. Delle emozioni on-line, appunto. In realtà le emozioni per metterci davvero in contatto con gli altri debbono attivare la complessa rete del cervello tutto (non solo di quello “emotivo”, direbbero gli esperti delle neuroscienze).
Forse è tornato il momento di lasciare ai creativi le loro creazioni: guardiamole, le faccine, sorridiamo con loro; non rubiamole. Intanto, riappropriamoci delle nostre parole, della nostra sintassi. Della nostra grafia.