Il percorso che porta il cucciolo dell’uomo alla maturità, è lungo.
Molte delle teorie postfreudiane hanno puntato il fuoco sulle dinamiche relazionali. Erikson, per esempio, ha obbligato a considerare l’importanza delle relazioni anche come interdipendenza tra rapporti sociali e crescita organica. Soprattutto, ha contribuito a correggere la visione ”adultocentrica” propria della psicoanalisi prima maniera dando spazio al soggetto bambino, già persona nella sua realtà emotiva e nelle sue modalità relazionali. In primis, ovviamente, ci sarà il rapporto madre-figlio. Ma riconoscere l’importanza di quello che Bowlby ha definito “attaccamento”, saperne individuare le modalità, non può, e non deve, dare l’avvio a un sistema deterministico. Sono ormai numerose, e del resto verificate nella prassi, le riflessioni su quanto le nuove relazioni (tutte le relazioni) possano modificare anche i modelli operativi dell’attaccamento negativo (insicuro-ansioso ambivalente; insicuro-ansioso evitante) attivando una ristrutturazione cognitiva ed emotiva di quelle prime esperienze negative. […]
La scrittura, che è prodotto personale, che è sintesi di quel vissuto che ha mobilitato strutture di carattere, energie, relazioni, offre un terreno davvero prezioso per favorire l’incontro tra chi cresce e l’adulto competente che vuole sapere per aiutare. […]
Soprattutto chi opera nella scuola deve possedere una concezione dinamica della persona, con la possibilità di evoluzione continua, seppure con modalità, tempi e caratteristiche diversi : insomma, deve avere la fiducia nel cucciolo d’uomo. […]
Quando penso all’analfabetismo affettivo della scuola (di cui troppi parlano senza farne parte), penso all’incapacità dei più a gestire le complesse dinamiche della crescita; a gestire la fatica e la sofferenza emotiva che accompagna l’incontro con l’altro; a come dare spazio all’interlocutore: anche alla sua rabbia, o al suo vuoto, o al suo “lutto”. So per esperienza quanto possa essere “dirompente” la modalità di relazione con un alunno “difficile”: che non vuole studiare, che si stanca, che disturba, che si agita, che si isola… Bisognerebbe sapere perché.
La grafologia non può vedere tutto. Ma, certo, individua con sufficiente attendibilità quei blocchi emotivi-affettivi che vanno ad ostacolare i processi di apprendimento.[…]
Utilizzando uno strumento che i giovani accolgono con favore, senza avvertire la diffidenza che provano per i “test”, si può, insieme a chi scrive, dare avvio alle tre operazioni (decondizionamento, promozione, autocontrollo) necessarie per affrontare le condizioni di partenza, risolvere le difficoltà scolastiche, aiutare il progetto-uomo. […]
Anna Rita Guaitoli – Dalla relazione al convegno ”L’orientamento e suoi percorsi” patrocinato dalla Provincia di Roma (12 dicembre 2000)