Sempre alla ricerca di notizie che mi consolino, e, magari, stimolino riflessioni ai miei (cinque?) lettori, la piccola storia di un ragazzo argentino che non aveva i soldi per stampare il suo curriculum mi ha addirittura emozionato.
Già: la storia degna di un Andersen comincia con il ragazzo Carlo che lascia sul bancone di un bar quel foglio su cui, spinto da una cameriera di buon cuore, aveva scritto a mano il curriculum. E finisce con un incredibile successo: fotografato e messo su WatsApp dalla stessa volenterosa ragazza quel curriculum ha avuto 2 MILIONI di condivisioni. Ora Carlo lavora.
La riflessione, però, deve concentrarsi sul fatto che i curricula scritti a mano circolanti nel web sono diventati centinaia. A chi da anni di curricula si occupa, la notizia non sorprende. Davvero utile si è dimostrata l’analisi della scrittura a mano sia per il soggetto scrivente che vede valutati i suoi punti forti e allertato su quelli deboli, sia per il datore di lavoro che – rispetto alle specifiche delle qualità richieste per quel ruolo – può avere se non certezze (niente che riguardi l’uomo è certo) ma indicazioni di alto valore probabilistico, sì. E, comunque, il tracciato grafico permette un impatto emozionale immediato: come quando si stringe la mano a chi si va a conoscere.
Metto il punto, sperando che anche quei curricula sul web lo abbiano.
Da pochi mesi un linguista britannico, certo Mr. Crystal, ne ha in verità decretato la scomparsa: il fenomeno cominciato negli anni novanta, sarebbe ormai dilagante; anzi trionfante.
Ne è felice l’esimio studioso. Ma quella sobria pausa non sarebbe preferibile al proliferare dei punti esclamativi magari accoppiati con quelli interrogativi o sostituiti da esuberanti emoticon?
Anna Rita Guaitoli