“Scrivere e narrare di se’. Dodici storie raccontate dal grafologo”, (Coautrice), Roma, Edizione Biblioteca di Orfeo, 2011
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Identità, scrittura, segni. Percorso evolutivo tra teorie e tracce segniche
Ascoltare il segno. Per un dialogo silenzioso con la scrittura dell’adolescente
Il narcisismo come elemento di struttura e la scrittura come traccia del disagio
Gli adolescenti sono tema sempre più d’attualità e sempre più ricorrente nella pubblicistica. In Italia il mondo dei giovani ha acquisito autonomia concettuale sociologica con l’istituzione dell’Osservatorio nazionale dei giovani (1990), e con le prime importanti ricerche statistiche dello Iard che hanno evidenziato, quali indicatori generici ricorrenti, forme di solitudine e carenze affettive. In generale, quello che chiamiamo sentimento di disagio. […]
Se si è convinti -ed io lo sono- che il disagio abbia radici nella normalità, questo andrà inserito in una visione dinamica, rivelandosi così possibile momento di passaggio, e di crescita. […] Andrà perciò verificato nelle diverse tappe dello sviluppo: anche per correlarsi ad una, eventuale, immediata strategia di prevenzione. E la scrittura, traccia segnica cui partecipa tutto l’individuo, permette di cogliere sul nascere informazioni preziose del disagio, specifico di quell’adolescente.
Importante, a questo fine, l’analisi della struttura narcisistica che si è venuta a creare attraverso le relazioni: sono loro a determinare, come ha bene illustrato Erikson, le identificazioni che sono alla base delle dinamiche interpersonali essenziali per conquistare la propria identità e quindi la propria autonomia. […]
Potrà risultare banale e pericoloso affrontare il fenomeno del narcisismo, di per sé concetto ambiguo e abusato, e individuarlo quale chiave di lettura di un possibile disagio. Partendo però dalla visione strutturale che Freud fa seguire a quella topica, si può considerare il narcisismo dal punto di vista energetico. Sarà così possibile riflettere sia sull’insieme dei processi che hanno permesso gli investimenti della libido, sia sugli effetti di questo investimento. […]
Dal punto di vista grafologico, si vuole individuare non semplicistici schemini, ma quelle qualità del gesto e del movimento che permettono di indicare la funzione che questo tipo di investimento narcisistico è andato ad acquistare, determinando i diversi stili di relazione, il diverso tipo di adattamento, la diversità dell’azione e del progetto. […]
Guardiamo questa grafia: presenta la sindrome “classica” del narcisismo (calibro grande, arrotolata, regressiva); ma c’è una base curva attivata da angoli; soprattutto non c’è stasi per quel movimento leggero, tutto interno. La ragazza, sedicenne, farà.
[…]
E’ il gesto senza tensione (11) che si spezza anche platealmente a dire la labilità del soggetto, il logoramento per una domanda affettiva inevasa[…]. In questa scrittura (una ragazza di 16 anni) dal tratto fragile, talvolta patetico nella sua conduzione, appare quel non-fare che può anche essere un fare apparente, spesso maschera – che non tiene – di insufficiente amore di sé.
Anna Rita Guaitoli, dalla relazione al Congresso Nazionale di Grafologia Giudiziaria “L’adolescente e la scrittura” (Napoli, 13 aprile 1999)
Identità come processo. Tappa a rischio: l’adolescenza.
Avere voluto nel titolo il termine processo è per dare indicazione forte di come il percorso che porta alla identità sia articolato, graduale, ma soprattutto discontinuo. […]
In effetti, pur senza volere entrare in discussioni che sfiorano la filosofia […] l’identità personale deve considerarsi una costruzione dinamica che si realizza attraverso le tante relazioni […] che dovranno ricomporsi come uniche e continue.
La memoria, allora, come ci insegnava Erikson, diventa lo strumento principe con cui attuare il senso di coerenza e quello di stabilità […]. Gravi sono gli effetti di eventuali insufficienze in questa costruzione: confusione e dispersione dell’identità li chiamava lo psicoanalista tedesco-americano. […] Non è un caso, non può esserlo, che oggi, con le trasformazioni in atto che hanno tolto molti dei punti di ancoraggio, il problema più frequente risulti proprio il “problema di identità”.
Molte delle difficoltà che saranno proprie anche degli adulti si giocano all’interno di questo percorso identitario. […]
Personalmente, amo individuare nel percorso tre momenti principali: acquisizione della fiducia […], spinta alla scoperta del mondo […], integrazione delle esperienze […].
Due sono le problematiche grafologiche relative all’adolescenza che in questi anni si sono imposte alla mia attenzione: la forte ambivalenza, […]; l’uso sempre più massiccio dello script […].
Un esempio capace di esplicitare la tortuosità del percorso che porta a riconoscerci per farci poi accettare dagli altri, è la piccola storia di questa ragazza.
La scrittura dei 16 anni ci permette di constatare nelle oscillazioni degli assi (in particolare in zona media) la ambivalenza di base di tipo affettivo […]. Il gesto dal tratto sottile e leggerissimo […] va a rivelare la scarsa fiducia in sé[…].
Le sue potenzialità per una diversa, e attiva, partecipazione sulla base di una ambivalenza arricchente, trovano una conferma nelle prove grafiche, in particolare in quella (test) dell’albero. Nelle interazioni tra i tre alberi si esprime […] però sia una curiosità inquieta […]; sia la difficoltà alla ricomposizione dei diversi “pezzetti” del proprio vissuto, bene raccontata, in particolare, nel livello fabulatorio del terzo albero.
La ragazza sta affrontando una crisi di crescita piuttosto grave, tanto da richiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta che (bontà sua) ha voluto l’analisi del segno grafico. […]
Due anni dopo la ragazza adotta il modello script […].
Rimangono, in questo grande misto-script rovesciato, dai margini alterni sulla sinistra e con le incertezze di tratto, le difficoltà al contenimento emotivo. Ma proprio il tratto, nutrito e appoggiato, rende evidente la capacità di nuova affermazione di sé […].
A conferma di come sia stata raggiunta una tappa importante, nella nuova versione della prova grafica detta “Persona sotto la pioggia” la ragazza ha sottolineato, verbalizzandola, la presenza del proprio sé. […]
Anna Rita Guaitoli – Dalla relazione al convegno “La maschera e il volto” (Trieste, 8 maggio 2006), poi apparsa su “Rassegna di studi grafologici”, n.3 2007