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Tra segno e disegno: come si cresce nella famiglia. Di oggi

Che la famiglia sia cambiata è sotto gli occhi di tutti. Quanto? E vale ancora, nell’immaginario di adolescenti (e non) il modello simbolico tradizionale, quello con il padre forte che ti fa roteare in aria e ti dice dei “no”, con la madre tenera che abbraccia il figlio e cucina, racconta, stira per lui?

Gli studi sociologici più aggiornati parlano, in verità di una proliferazione dei “modelli” di famiglia all’interno di un cambiamento epocale. Non sta a noi fare qui una trattazione completa della problematica. Però, per non cadere nel solito simpatico, ma banale, chiacchiericcio da bar, sarà bene prendere atto di alcuni dati statistici. Forse, o certo, non saranno dei numeri a rappresentare da soli la realtà complessa di quel sistema sociale che è la famiglia in forzata interazione con la società tutta: i dati statistici aiutano però a dare confini più precisi a un fenomeno che altrimenti rischia di perdersi nel resoconto quotidiano.

Per esempio, a proposito del ‘modello’ standard di cui all’inizio, nella più recente indagine del Censis (La crisi della sovranità) le famiglie costituite da coppia con figli sono (solo) il 35,8%. Il primo cambiamento, dunque, ci impone la riflessione su una “famiglia al plurale”: così considerando le sperimentazioni delle modalità di composizione le più diverse, non escluse, ormai, quelle omosessuali.

Approfondendo poi la struttura della/delle famiglie attraverso i dati ufficiali (Istat e Censis), si avverte un generale indebolimento strutturale della famiglia ‘tradizionale’ […]

Allora: i dati statistici, le riflessioni sociologiche, la ricerca psicologica, ci stanno raccontando come la famiglia abbia vissuto una rivoluzione antropologica che l’ha trasformata profondamente facendo della famiglia “modello mulino bianco” uno sbiadito ricordo.

Vediamo ora che cosa ci può dire la grafologia.

[…]

L’analisi da me condotta su 420 scritture, per quanto sia limitata nella dimensione sociale e geografica, mi ha permesso di identificare due modelli di scrittura oggi prevalenti tra gli adolescenti: lo script e le scritture trasandate, malmenate[…].

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 (fig. 2)  M, 15

 crescere2

(fig. 3)  F, 15

Come denunciano in particolare gli esempi nelle figure 2 e 3 […] è anche lo script […] ad assumere le stesse modalità scrittorie e la stessa difficoltà a trovare un ritmo di strutturazione: rivelando così la fragilità dell’armatura-script.

[…] In particolare, proprio la cattiva organizzazione spaziale che si accompagna a una difficoltà a gestire le proporzioni delle zone[1], porta a evidenziare una problematicità relazionale che si associa a difficoltà di costruzione della propria identità, di sé.

Il patologico non è di nostra competenza ma, certo, chiunque si occupi di età evolutiva non può che constatare come la diffusione di queste scritture che non hanno regole da rispettare trovino riscontro con le indagini psico-sociologiche che da anni avvertono di una “patologia dell’assenza del limite”. Perché gli esseri umani hanno bisogno di contenitori psichici (e sociali). Offrirli, dovrebbe essere il compito dei genitori. Già: ma quali genitori?

[…] Considero, pertanto, interessanti ai fini di una riflessione non superficiale, le rilevazioni effettuate su 384 “disegni della famiglia” in adolescenti tra 11-19 anni, provenienti da un ceto medio

Dal punto di vista formale, nella rappresentazione dei personaggi […] è apparso evidente, pur nella totale differenza di stile – ma in modo trasversale a età, sesso, risultati scolastici e problematiche personali – una indifferenziazione tra le figure genitori-figli. Cioè delle generazioni e dei ruoli.

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(fig.7)  M, 16

 […]

Comunque, la sorpresa più clamorosa offerta dalla disamina di tanti disegni, è stata – come del resto si evince anche dai pochi esempi sopra riportati – dalla rappresentazione “senza autorità” della figura del padre. […]

Sia chiaro: nessuna nostalgia per il padre-padrone. O per il padre-assente. Il problema che si va evidenziando è l’essere passati da situazioni-limite ad altra situazione-limite: quella di un padre simpatico, magari giocarellone, ma ‘evanescente’, pressoché insignificante come adulto, spesso troppo pronto a delegare.

Il piccolo contributo di questo studio è stato di illuminare, focalizzandone alcuni aspetti grafici, come, in chi cresce, stiano modificandosi le mappe mentali che raccolgono le immagini di sé e degli altri ‘oggetti’ delle relazioni primarie. Attraverso i dati statistici – seppure parziali – sia della scrittura sia del disegno della famiglia, si è costruito un quadro d’insieme che ha permesso di mettere a fuoco l’aumentato deficit parentale e, soprattutto, la presenza di una figura paterna poco ‘educante’.

Nessuna considerazione di tipo moralistico mi ha guidato nel riportare i dati. Si è riferito ciò che si è visto. Quello che è.

Qualcuno potrebbe dire che “è meglio così”. Io vorrei solo aggiungere: ma è giusto così?

Anna Rita Guaitoli – Dalla relazione negli atti del Congresso organizzato dall’Arigrafmilano “Viaggio all’interno della famiglia attuale: aspetti psicologici, clinici, giuridici e grafologici” (Milano, 20/10/2012)

 


[1] Avevo già segnalato in “Ascoltare il segno. Per un dialogo silenzioso con la scrittura dell’adolescente” (Borla, 1999), l’importanza degli item F14 e M29 come segnali di allarme.

Le caratteristiche relazionali attraverso il segno. Per un discorso di prevenzione e sostegno

I bisogni di una società complessa e in particolare, di una famiglia in continua evoluzione, necessitano di nuovi strumenti di aiuto.

Da poco è stata riconosciuta l’attività di mediazione e grandi attese si sono verificate in particolare per la mediazione familiare, pensata, e legiferata, per limitare i danni della separazione che, al di là delle posizione teoriche, ci sono e ricadono soprattutto sui figli.

Proprio perché occorre supportare chi deve risolvere conflitti nati dalla sofferenza di situazioni nuove di vita, proprio perché ci si trova a fronteggiare situazioni che toccano da vicino chi cresce, la mediazione familiare si evidenzia come attività particolarmente delicata che richiede interventi a più livelli, e con una integrazione tra le diverse professionalità.

Questo confronto “obbligato” con altri professionisti – quali psicologi, assistenti sociali, ma anche avvocati e giudici – dal punto di vista della mia professione diventa stimolo per un arricchimento (si spera reciproco), impegnando noi a trovare una misurata collocazione.

Sicuramente, dal punto di vista del servizio, la buona grafologia ha capacità di leggere il senso di sé, di adattamento, la qualità affettiva: lo si può ribadire con tranquillità.

Necessità primaria per una prestazione che dia aiuto, sarà però allontanare senza tentennamenti la illusione che il grafologo possa assolvere alla funzione di risolvere i conflitti. Il grafologo può solo farsi “facilitatore” di una elaborazione di quei vissuti che hanno portato al conflitto: mantenendo, questo sì, la speranza che quegli adulti, dopo essersi riappropriati della storia comune nata dalle storie individuali, possano promuovere l’ascolto dei bisogni reciproci […].

Imprescindibile, però, è anche una necessaria preparazione del grafologo, che sia specifica per questa delicata funzione: una preparazione che allontani il pericolo di farci operatori improvvisati; una preparazione che non crei ulteriore danno alla condizione di sofferenza di chi sta cercando aiuto. […]

Soprattutto in una seconda fase, quando sopravviene la necessità dell’incontro con gli adulti, l’attività di consulenza incontrerà inevitabile tensione che può mettere a dura prova le capacità professionali del grafologo. Da una parte è naturale che i genitori tentino una “tirata della giacca” dell’esperto, cercando un suo schieramento a proprio favore. Dall’altra, è ancora naturale che il grafologo avverta disagio nella consapevolezza che il parere, per quanto oggettivo-neutrale cerchi di essere, non potrà non avere un certo peso nelle decisioni e nella vita dei protagonisti.

[…]

 

Anna Rita Guaitoli – Dalla relazione al convegno patrocinato dalla Regione Lazio “Mediazione familiare: un percorso possibile per la soluzione di conflitti” (Frosinone, 17/3/2007)