Avere voluto nel titolo il termine processo è per dare indicazione forte di come il percorso che porta alla identità sia articolato, graduale, ma soprattutto discontinuo. […]
In effetti, pur senza volere entrare in discussioni che sfiorano la filosofia […] l’identità personale deve considerarsi una costruzione dinamica che si realizza attraverso le tante relazioni […] che dovranno ricomporsi come uniche e continue.
La memoria, allora, come ci insegnava Erikson, diventa lo strumento principe con cui attuare il senso di coerenza e quello di stabilità […]. Gravi sono gli effetti di eventuali insufficienze in questa costruzione: confusione e dispersione dell’identità li chiamava lo psicoanalista tedesco-americano. […] Non è un caso, non può esserlo, che oggi, con le trasformazioni in atto che hanno tolto molti dei punti di ancoraggio, il problema più frequente risulti proprio il “problema di identità”.
Molte delle difficoltà che saranno proprie anche degli adulti si giocano all’interno di questo percorso identitario. […]
Personalmente, amo individuare nel percorso tre momenti principali: acquisizione della fiducia […], spinta alla scoperta del mondo […], integrazione delle esperienze […].
Due sono le problematiche grafologiche relative all’adolescenza che in questi anni si sono imposte alla mia attenzione: la forte ambivalenza, […]; l’uso sempre più massiccio dello script […].
Un esempio capace di esplicitare la tortuosità del percorso che porta a riconoscerci per farci poi accettare dagli altri, è la piccola storia di questa ragazza.
La scrittura dei 16 anni ci permette di constatare nelle oscillazioni degli assi (in particolare in zona media) la ambivalenza di base di tipo affettivo […]. Il gesto dal tratto sottile e leggerissimo […] va a rivelare la scarsa fiducia in sé[…].
Le sue potenzialità per una diversa, e attiva, partecipazione sulla base di una ambivalenza arricchente, trovano una conferma nelle prove grafiche, in particolare in quella (test) dell’albero. Nelle interazioni tra i tre alberi si esprime […] però sia una curiosità inquieta […]; sia la difficoltà alla ricomposizione dei diversi “pezzetti” del proprio vissuto, bene raccontata, in particolare, nel livello fabulatorio del terzo albero.
La ragazza sta affrontando una crisi di crescita piuttosto grave, tanto da richiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta che (bontà sua) ha voluto l’analisi del segno grafico. […]
Due anni dopo la ragazza adotta il modello script […].
Rimangono, in questo grande misto-script rovesciato, dai margini alterni sulla sinistra e con le incertezze di tratto, le difficoltà al contenimento emotivo. Ma proprio il tratto, nutrito e appoggiato, rende evidente la capacità di nuova affermazione di sé […].
A conferma di come sia stata raggiunta una tappa importante, nella nuova versione della prova grafica detta “Persona sotto la pioggia” la ragazza ha sottolineato, verbalizzandola, la presenza del proprio sé. […]
Anna Rita Guaitoli – Dalla relazione al convegno “La maschera e il volto” (Trieste, 8 maggio 2006), poi apparsa su “Rassegna di studi grafologici”, n.3 2007