Lentamente, ma inesorabilmente, l’orientamento scolastico sta prendendo atto del fallimento di attività orientative che puntano solo ad “appiccicare” una etichetta a chi sta affrontando la fatica di crescere.
[…] Si è ormai dimostrato quanto costi a livello di comprensione, oltre che di orientamento, “stralciare” nelle prove tarate e quantificate per tutti, la parte emozionale. L’esperienza costruttiva (fatta di identificazioni, bisogni, desideri) viene sottovalutata, se non sorvolata del tutto. Peccato: perché quel “sapere” permetterebbe di attivare l’empatia, che è alla base del rapporto di relazione che ha come centralità l’altro; necessaria soprattutto se l’altro è persona in fase di crescita, con le sue emozioni confuse. […]
Una volta conosciuti, questi vissuti emozionali andranno organizzati, gestiti; e utilizzati. E qui è necessario l’intervento di adulti che abbiano competenze specifiche per relazionarsi, prima, e aiutare, poi, il ragazzo.
Spesso nella scuola questa necessità che definiamo “relazionale” si è risolta con un docente attento e generoso. Ma le sempre più complesse dinamiche della crescita legate alle nuove problematiche che avanzano, non permettono più tanta spontaneità: occorre avere un metodo che sia capace di avviare quella relazione di aiuto di cui ormai tanto si parla.
Ovviamente non c’è solo un metodo. Ma di certo la grafologia, come qualcuno ha riconosciuto, è stato, e lo è, “mezzo diagnostico formidabile quanto inatteso”.
Perché la scrittura, espressione di un comportamento individuale, è un linguaggio che permette una comunicazione “in profondo”. Tanto più utile oggi in cui si avverte una sempre maggiore difficoltà alla verbalizzazione, che già, in adolescenza, è spesso “schermata” – come ci ha insegnato Anna Freud – da specifici meccanismi di difesa. […]
Si fanno incontrare i giovani con le industrie; si portano a vedere i luoghi di lavoro, più velocemente che i giapponesi il Colosseo: tutto importante, perché stimolo. Ma il fatto che i giovani possano diventare, ognuno, “protagonista di un progetto di vita”, magari facendosi consapevole dei propri sogni ma anche delle proprie potenzialità, questo aspetto viene sempre disatteso. L’analisi grafologica, che parte dal prodotto suo, può davvero aiutare la persona in crescita a comprendere se stesso in rapporto alla realtà che vive, cercando di fargli conquistare il significato di ciò che fa: perché proprio attraverso l’azione dello scrivere egli possa conoscere e conoscersi; e attraverso l’incontro con l’altro possa uscire da sé, e confrontarsi. […]
Si potrà così riflettere sulle motivazioni della scelta, spesso accidentali (amici, genitori, vicinanza…): verificando la coerenza tra indirizzo scelto e potenzialità individuali, si potranno confermare le scelte, ma si potranno anche individuare percorsi alternativi…
Anna Rita Guaitoli – Dalla relazione al convegno “Orientiamoci… nell’orientamento” organizzato dalla regione Lazio (6 dicembre 1999)